Churchill in guerra: la docu-serie Netflix tra celebrazione e omissioni
Churchill in guerra (en. Churchill at War) è una docu-serie in quattro episodi è stata rilasciata a poco tempo di distanza rispetto all’uscita, sempre su Netflix, del pluripremiato l’Ora più buia (2018) e ne riprende in parte la linea temporale. Churchill in guerra, dopo una prima parte in cui si introduce la figura del politico, è, infatti, interamente dedicato all’opera di Churchill durante la Seconda Guerra Mondiale. Di fatto è un documentario celebrativo dove le critiche sono molto poche mentre tutto viene sostanzialmente visto e riletto in chiave positiva. Del resto, come non mancano di sottolineare, Churchill stesso è stato l’unico grande protagonista della Seconda Guerra Mondiale a scrivere della guerra stessa, contribuendo di fatto a diffondere la propria narrazione della stessa alla storia.
Da un punto di vista narrativo le vicende sono raccontate tramite le testimonianze di storici e altre figure di spicco della politica, tra cui spuntano George W. Bush e Boris Johnson, ma anche attraverso i celebri discorsi dello statista britannico. Sullo schermo si alternano video testimonianze d’epoca a colori, riprese degli intervistati e anche scene ricostruite e create ad hoc con Christian McKay nei panni di Churchill. Queste alternanze sono piuttosto riuscite e la serie, anche se americana, ha il merito di non contenere ripetizioni inutili come spesso capita a prodotti analoghi. Churchill in guerra è in linea generale diretto, fornisce informazioni continue ma in maniera graduale e funzionale. Di contro si percepisce il fatto che le persone intervistate non sempre sembrano essere le più esperte o adatte per parlare dell’argomento. Oltre a questo, come detto, il documentario ha chiaramente un intento celebrativo (tendenzialmente conservatore) e le critiche sono veramente blande e poco approfondite. Churchill ha dato, senza pensarci un attimo, il suo via libera per la bomba atomica? In fondo non è rilevante, perché così avrebbe chiuso la guerra subito. Churchill aveva “idee abominevoli”? L’importante era il bene del paese e dell’impero. L’idea, poi, di soffermarsi solo su un certo periodo storico è sicuramente intrigante, perché fornisce un quadro approfondito della vicenda storica, ma è limitante per la comprensione del personaggio e della sua evoluzione. Proprio il delineamento del personaggio Churchill è l’elemento forse più stonato della docu-serie, perché ne esce fuori una sorta di macchiettistico beone, fumatore incallito, vestito male e con la battutina sempre pronta. Nonostante le testimonianze anche di parenti che lo hanno conosciuto, non si va molto oltre a questa visione stereotipata ed è davvero un peccato. Insomma, l’impressione è che ci si trovi di fronte a un’idea interessante ma sprecata, a un prodotto ricco di informazioni ma sostanzialmente senz’anima.