Terra Contesa: la lotta alla deforestazione raccontata dai suoi protagonisti

 
 

Legna contro fuoco, feccia contro fucile, rispetto contro sopruso.
Questa è la lotta degli Uru-eu-wau-wau, popolo indigeno della foresta amazzonica, contro gli invasori delle loro terre, che cercano di infiltrarsi illegalmente tagliando alberi e bruciando tutto quello che trovano. Nonostante i territori indigeni siano protetti dalla legge, il governo Bolsonaro si è fatto portavoce di una politica anti-ambientalista e anti-indigena che ha agevolato tutti coloro che avevano un interesse economico nello sfruttarli.

Il documentario Terra Contesa (The Territory), disponibile su Disney+, parla di questo conflitto e dei suoi protagonisti. Un vero e proprio viaggio nella vita quotidiana di questa piccola comunità, che porta avanti la sua battaglia assieme all'attivista Neidinha Bandeira. Neidinha è una donna dagli occhi stanchi e dal viso segnato da tante battaglie difficili, ogni giorno lotta assieme agli indigeni rischiando la sua stessa vita e quella sua famiglia. Ci viene descritta come un'eroina sola, lei è Davide contro un Golia che non vuole cedere, che nel corso della vicenda affronta tante sfide difficili, dalla politica brasiliana all'arrivo della pandemia da Covid-19 che ha minacciato l'esistenza stessa di queste popolazioni. La sua figura viene vista talmente tanto come una minaccia, che sarà costretta a costruire un muro attorno alla sua casa, in modo da proteggersi dagli aggressori.

Eppure la narrazione del film è abile a farci scoprire anche il lato umano dei cosiddetti invasori. Infatti, queste persone non sono altro che dei semplici contadini mandati dai padroni delle grandi aziende per recuperare terreno dalla foresta. Vengono illusi che sottraendo queste terre diverranno ricchi, che avranno delle case per le loro famiglie, e tutta la politica di Bolsonaro non ha fatto altro che alimentare questo sistema di distruzione. La lotta diventa una vera e propria guerra che raggiungerà il culmine con l'uccisione dei leader degli Uru-eu-wau-wau, ma questo non li fermerà, anzi, non farà altro che aumentare la loro determinazione.

Durante il documentario gli Uru-eu-wau-wau passano gradualmente da essere oggetto del racconto a diventarne il soggetto. Infatti, parte delle riprese sono direttamente girate da loro all'interno della foresta, mentre vanno a caccia degli invasori, arrestandoli e sostituendosi di fatto alla polizia. Questo è sicuramente uno degli aspetti più interessanti, soprattutto nel dibattito odierno dove si sta riflettendo sull'importanza delle minoranze di raccontarsi e di essere gli artefici della loro narrazione, di diventare i padroni dell'obiettivo fotografico. Il pubblico viene trascinato in un'esperienza immersiva all'interno della foresta grazie alla bellezza tragica delle immagini che scorrono sullo schermo.

Terra Contesa è un documentario capace di lasciarci con la sensazione dell'urgenza di intervenire sulle questioni ambientali e sulla deforestazione, e anche sul senso di angoscia legato al fatto che la situazione diventa ogni giorno più grave. Non dimentichiamoci che sotto il governo di Jair Bolsonaro la deforestazione amazzonica è aumentata del 75,6 per cento e questo avrà, e già sta avendo, ripercussioni sulla vita di tutti noi. Il concetto di perdita è molto presente e si mostra sotto diverse sfaccettature. Abbiamo prima di tutto una perdita legata alla materia e alla fisicità, che si lega alla sottrazione dei territori e alla sparizione delle popolazioni indigene. Il secondo tipo di perdita è quello che riguarda la conoscenza di cui sono queste popolazioni sono i custodi, un'arte antica che riesce ancora nella conciliazione tra l'essere umano e la natura. È la perdita dei dei valori umani, e anche dell'identità brasiliana, che non riguarda solo gli indigeni, ma che coinvolge la sussistenza di tutta la popolazione, legata a doppio filo alla sopravvivenza dell'Amazzonia.

Il documentario è stato realizzato da Alex Pritz ed è stato presentato al Sundance Film Festival 2022, dove ha vinto il Premio del Pubblico e un Premio Speciale della Giuria per la qualità documentaristica, e vede tra i suoi produttori il regista Darren Aronofsky.

Indietro
Indietro

The Idol: l’idolatria della provocazione

Avanti
Avanti

Love Club: la serialità teen italiana