Call My Agent - Italia: Terza Stagione!

Call My Agent - Italia, come le sue sorelle in giro per il mondo, è una di quelle serie che fa ridere abbastanza universalmente, ma se sei in qualche forma un appassionato di cinema o addirittura un “addetto ai lavori” cogli tutte una serie di dettagli in più, dai poster che adornano la sede della CMA ai riferimenti cinematografici e non solo, che ti trasmettono la passione e l’attenzione verso il contesto nel quale questi agenti dello spettacolo si muovono. La terza stagione di Call My Agent - Italia, arrivata da poco su Sky, sceglie di portare la serie su un binario più generalista, mettendo quasi in disparte - o banalizzando - le celebrità protagoniste dei singoli episodi, per concentrarsi sui rapporti interni all’agenzia, che tuttavia appaiono sempre più ripetitivi e snaturati.

Il clima rimane lo stesso: l’agenzia di spettacolo soffre ancora del vuoto di potere dovuto dall’assenza del suo fondatore Claudio Maiorana e Vittorio (Michele Di Mauro), Lea (Sara Drago) e Gabriele (Maurizio Lastrico) sembrano più agguerriti che mai. La morte improvvisa di Marzia Ubaldi, interprete della saggia Elvira, diventa l’occasione - dopo un breve ma dolce funerale - per creare una nuova possibilità di conflitto con la vendita delle sue quote e l’esistenza di una golden share, che permetterà al fortunato di diventare amministratore delegato. Come al solito rimane anche la minaccia di Hollywood, perché l’importante agenzia americana UBA vorrebbe sbarcare nel Belpaese e non si capisce davvero se voglia avviare una partnership con la CMA o inguirgitarla. 

Nel mezzo di questa lotta ai vertici si inseriscono i drammi personali dei protagonisti. Gabriele vorrebbe gioire per il successo di Sofia (Kaze), ma sente sempre di più la distanza tra di loro. Vittorio non sembra ancora pronto ad annunciare pubblicamente la relazione con Monica (Sara Lazzaro), mentre un menage à trois scombina tutte le sicurezze di Lea.

Il problema e il grande limite di Call My Agent - Italia, e in questa terza stagione si sente particolarmente a causa di un cambio alla sceneggiatura, è che non si tratta di un progetto originale, ma di un format e in quanto tale è facile sentire la pressione a seguire pedissequamente il canovaccio originale, per quanto questo possa essere invecchiato velocemente e molto male. Se una libertà creativa può sembrare una mancanza di rispetto verso il testo originale, al tempo stesso scegliere di riproporre sottotrame che furono oggetto di forti critiche in Francia al momento della messa in onda dieci anni fa e che ora appaiono ancora più indelicati. Così un personaggio dichiaratamente lesbico come Lea finisce a letto con un uomo e ne finisce incinta, perché non è concepibile una storia alternativa per una donna indipendente e forte al dover diventare “forzatamente” madre. O Gabriele che sabota deliberatamente la carriera di Sofia e poi si stupisce delle conseguenze. Sono trame figlie della serie originale che ora appaiono anacronistiche e quasi punitive verso dei personaggi che sono a modo loro delle novità nel contesto italiano.

In questa stagione inizia ad arrancare anche il meccanismo del confronto con le star, che - fatta eccezione della puntata dedicata a Miriam Leone, forse la persona che sta più al gioco richiesto da Call My Agent - sono chiamate ad interpretare delle macchiette di loro stessi. Se persino un duo che di solito funziona a prescindere dal setting come Ficarra e Picone è costretto in una macchina sentimentalista piena di forzature pur di rientrare nei canoni formattistici, forse è il segnale che la formula deve essere riaggustata. Le prime due stagioni di Call My Agent - Italia hanno funzionato perché specifiche di un determinato mondo cinematografico, di quei circoletti romani che esistono o forse no, di uno star system che non è quello hollywoodiano ma è nostro e ogni volta che andiamo al cinema a vedere un film italiano lo intercettiamo. Cercare di appiattire il citazionismo e la follia significa erodere il fascino del format, ma al tempo stesso usare quel canovaccio come unica fonte di ispirazione alla lunga può allontanare il pubblico che in quella serie vedeva una forte novità per quello che riguarda la rappresentazione di amori diversi da quelli che imperversano la serialità italiana. Una terza stagione imprecisa, insincera e priva di direzione non è un fallimento o la morte di Call My Agent - Italia, il progetto può ancora e anzi merita di ritrovare la sua direzione al più presto per tornare a raccontare il nostro cinema come solo lui sa fare.

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