Dov'è Anna?: Who Is Anna Ortese?

 
 

Nel 1971 Il segno del comando spalanca le porte dello sceneggiato RAI al gotico e al giallo misterioso. Il capolavoro televisivo di Daniele D’Anza getta un canone estetico-stilistico che verrà poi preso a modello e replicato, creando un nuovo archetipo narrativo per la produzione seriale dell’epoca. Sullo stesso modello fa seguito, quattro anni dopo, Ritratto di donna velata, mentre nel 1976 esce Dov’è Anna?, che, pur restando all’interno del racconto di mistero, prende una strada diversa dai suoi predecessori.

Su soggetto e sceneggiatura di Diana Crispo, Biagio Proietti, Dov’è Anna? è un autentico rompicapo giallo, che presenta elementi cronachistici tipici della nera. L’intera vicenda, ruota attorno alla scomparsa dell’impiegata Anna Ortese, sparizione misteriosa che porta il marito Carlo (un misurato Mariano Rigillo) a indagare insieme al commissario Bramante (Pier Paolo Capponi, uno dei volti del noir all’italiana) e a Paola (una intensa e seducente Scilla Gabel), collega di Anna.

Nel dipanarsi della vicenda (lungo le sette puntate), il mistero si infittisce sempre di più, invece di sciogliere i nodi dell’intreccio giallo la sceneggiatura di Crispo e Proietti tende a destabilizzare di continuo l’attenzione del fruitore, aggiungendo nuovi elementi che scompongono daccapo la costruzione del mosaico poliziesco. Si parte da una sparizione, per poi sprofondare il racconto in una sorta di incubo personale vissuto dal marito della donna scomparsa, il quale durante la spasmodica ricerca della consorte viene a conoscenza di particolari segreti che la riguardano, modificando così l’immagine che aveva di lei.

Ecco che Proietti avrebbe voluto modificare il titolo dello sceneggiato in Chi è Anna? In effetti a un certo punto della vicenda lo spettatore stesso (insieme al personaggio di Carlo), inizia a domandarsi quale sia la vera identità di Anna e qui è impossibile non trovare un parallelismo con Laura Palmer di Twin Peaks, in apparenza studentessa modello ma dopo la sua misteriosa morte si scopre una sua vita segreta.

Dov’è Anna? diretto solidamente da Piero Schivazzappa, supera la dimensione gotica che rivestiva Il segno del comando e Ritratto di donna velata, pur mantenendo quell’aura misterica che lo accompagna fino all’ultima puntata. E’ uno whodunit urbano, girato tra il Lazio e la Toscana, il quale risente delle atmosfere investigative del primo Dario Argento, anche nella caratterizzazione ironica di alcuni personaggi secondari (l’oste che parla di Lucullo), lasciando però fuori campo qualsiasi tipo di efferatezza e invenzione gore tipicamente argentiana.

Schivazzappa è stato un regista interessante, che si è mosso abilmente tra grande e piccolo schermo e che in più occasioni ha analizzato molto bene la psicologia femminile, come ad esempio nel seminale Femina ridens. Anche in Dov’è Anna? affiora un’approfondita analisi della psiche e dell’universo femminile, sia attraverso la ricostruzione identitaria della protagonista scomparsa che attraverso il personaggio di Paola, amica e collega di Anna segretamente innamorata di Carlo Ortese.

Un’indagine psicologica sulle instabilità e le inquietudini che si nascondono dietro un’apparente solidità di coppia, diventa la cartina da tornasole delle paure sociali vissute durante gli anni di piombo. Lo sceneggiato ebbe un enorme successo, rimanendo nel tempo la fiction di maggior successo della storia della televisione italiana, questo grazie alla sapiente e arguta sceneggiatura di Crispo e Proietti, alla regia di Schivazzappa (sempre attenta ai dettagli e alle sfumature dei personaggi) e anche all’apporto musicale di Stelvio Cipriani, il quale ha creato un suggestivo leitmotiv difficile da dimenticare.

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