Generazione Romantica: ritratto della Cina e di un autore in fieri
Presentato al Festival di Cannes 2024, Generazione Romantica (Mubi) è l’ultimo lavoro di uno dei maestri del cinema cinese, Jia Zhangke: un’opera che attraverso un pretesto narrativo abbastanza semplice riesce a scandagliare e analizzare i cambiamenti sociali non solo di un intero paese, ma anche del corpus del suo autore.
Il film prende avvio a Daton – città nel nord della Cina – nel 2001: la ballerina e modella Qiao Qiao (Zhao Tao) viene abbandonata dal suo amante (Li Zhubin) che fugge dalla grande città industriale. La donna, distrutta dal dolore, passerà più di vent’anni ad inseguirlo e a cercarlo per tutta la Cina – dalla citata Datong passando per la diga delle Tre Gole e arrivando infine nella provincia di Guangdong. Una storia di un amore finito e inseguito, che attraversa il tempo e lo spazio – ed è proprio in questo attraversamento che risiede la forza del film.
Realizzato unendo materiali girati nel corso di venti anni durante le produzioni di altre pellicole del maestro cinese – Unknown Pleasures (2001), Still Life (2006) e I figli del Fiume Giallo (RaiPlay, 2018) – a un’ultima sezione girata interamente nella Cina post-2020, Jia Zhangke assembla in montaggio spezzoni provenienti da tempi e luoghi diversi mettendo in risalto i cambiamenti tecnologici e soprattutto sociali che la Cina ha affrontato negli ultimi vent’anni - operazione, questa, che non può non ricordare Evolution of a Filippino Family (2004) di Lav Diaz o Boyhood (2014) di Richard Linklater. Da un mondo fatto di discoteche e centri culturali animati da musiche e danze tradizionali fino al mondo post-pandemico in cui si balla con le mascherine, non si partecipa ai concerti e ci si interfaccia solo con robot o TikTok, il regista traccia una parabola social-tecnologica che delinea il sempre crescente senso di isolamento e di dispersione nella società cinese – lo stesso percepito dalla protagonista, ritrovatasi improvvisamente sola e abbandonata in un mondo sempre più atomizzato nella massa.
In tandem con tale riflessione sociale, però, l’impiego dei materiali d’archivio diventa per Jia Zhangke un’opportunità unica per risemantizzare e analizzare il suo lavoro di regista: la qualità disomogenea delle diverse immagini che scorrono – nel film l’autore sceglie di mettere in sequenza immagini diverse girate su supporti e con formati evidentemente diversi tra loro, passando dal filmino di famiglia a immagini girate con le Action Cam - evidenzia il diverso momento storico e il diverso periodo di carriera in cui il suo autore le ha girate, mettendo in risalto l’evoluzione del linguaggio che egli ha attraversato nel corso degli ultimi due decenni. Il valore di tale operazione, quello di fare il punto della propria carriera e dell’evoluzione del proprio lavoro, è ciò che di fatto fa emergere e allontanare Generazione Romantica dagli esempi già citati. Al tempo stesso, tuttavia, ne rappresenta anche il limite più evidente.
Se da un lato, infatti, l’operazione di revisione di materiali di archivi personali che combinano segmenti di fiction a sezioni più documentaristiche rappresenta una commistione estetica interessate dal grande afflato poetico e meditativo, il senso ultimo di Generazione Romantica appare chiaro solo a chi conosce già bene e a fondo l’opera omnia del suo regista. Ciò rende l’opera praticamente inaccessibile – se non nella sua lettura più superficiale - a chiunque non conosca il lavoro di Jia Zhangke, andando così a limitare di molto la possibile platea di un’opera dall’evidente valore poetico e sociale.