Grand Tour Italiano : guardare il passato per pensare al futuro

 

Grand Tour Italiano è un progetto a cura di Andrea Meneghelli per la Cineteca di Bologna che sbarca su RaiPlay per dare al grande pubblico un assaggio dell’Italia di un tempo. Inserito all’interno dell’appuntamento notturno “Fuori Orario cose (mai) viste”, in onda su Rai Tre, Grand Tour Italiano è un tentativo di ridare visibilità ad un pezzo del nostro paese in un momento unico della storia, a cavallo tra l’800 e la modernità del primo ‘900 e prima dell’avvento del fascismo.

Rispetto al DVD edito dalla Cineteca di Bologna nel 2016, la versione televisiva ha subito un rimaneggiamento con l’aggiunta di due introduzioni esplicative e con il posizionamento dei corti seguendo un’ideale divisione, non sempre rispettata, tra nord e sud. Questa divisione è anche l’occasione per mostrare un’Italia già divisa, anche solo dal punto di vista ideologico e narrativo, tra nord industrializzato e sud ricco di paesaggi e luoghi ameni. Se, ad esempio, a Torino scopriamo le fabbriche FIAT con tutte le sue innovazioni, in Sicilia scopriamo l’artigianato locale con i carri siciliani; se a Milano si festeggia il passaggio di alcuni velivoli, a Firenze si parla di come i celebri cappelli vengono realizzati. Bisogna dire che questa narrazione non solo non è sempre rispettata (ad esempio a Venezia si fanno vedere i merletti) ma va contestualizzata tenendo presenti due fattori: il primo è che la maggior parte delle produzioni dell’epoca del muto sono andate perdute, la seconda è che i film “dal vero” italiani erano raramente prodotti in Italia e, anche quando lo erano, venivano realizzati pensando al mercato estero.

I film cosiddetti dal vero erano realizzati da operatori che percorrevano il mondo con le macchine da presa per documentare quello che avveniva tra la gente comune, in certi precisi momenti e cerimonie. Nonostante la loro natura possa far pensare il contrario, è evidente che molti corti presentino un’estrema artificiosità nella loro composizione (abbiamo ad esempio pescatori che guardano pensierosi il mare) la quale lascia però trasparire momenti di autenticità anche molto moderna. Divertente, ad esempio, vedere persone di tutte le età slanciarsi e sbracciarsi durante un corteo per farsi notare dalla macchina da presa, un modo per riaffermare, ancora una volta, il desiderio di celebrità attraverso l’apparizione su schermo, un po’ come capita ancora oggi quando la televisione arriva per le strade del nostro paese per girare servizi e altri prodotti.

La scelta del titolo Grand Tour Italiano non è un caso. Così come a partire dal XVIII secolo l’aristocrazia europea partiva per giungere poi generalmente verso l’Italia, prima che il turismo di massa avesse modo di contagiare l’Italia e il mondo il viaggio poteva avvenire, stando comodi sulle poltrone, attraverso il mezzo cinematografico. La fissità dello spettatore è di contralto bilanciata dai mezzi di spostamento variegati presenti nella selezione della Cineteca con mezzi aerei, marittimi e di terra. Questi sono anche un modo per celebrare l’industria italiana dei primi anni del ‘900, che pur stentando rispetto ai paesi limitrofi cercava di rimettersi in pari con l’entusiasmo dato dall’Unità d’Italia, dalle conquiste tecnologiche e dai nuovi movimenti artistici.

Per lo spettatore odierno il viaggio è di tipo differente ed ha diverse sfumature e implicazioni. Vedere le città e i luoghi più celebri del nostro paese è un continuo stimolo a notare elementi di novità e differenza rispetto a come sono oggi. Questo è forse lo stimolo più immediato che lascia poi lo spazio all’analisi di come erano le persone rispetto a noi, a come si vestivano, come si muovevano, come si interfacciavano tra di loro. Si viene poi catturati dagli elementi tecnologici (presenza o meno di macchine o altri mezzi di spostamento), decorativi o urbanistici.

Anche la scelta fatta dagli operatori su cosa far vedere o meno ci dice tanto della cultura dell’epoca così come la scrittura dei testi, delle didascalie e così via. Nella visione si vengono così a creare una moltitudine di piani che si intrecciano e mostrano uno spaccato del nostro paese ormai perduto e non sempre di facile interpretazione. Altri elementi evocativi sono rappresentati dai colori (imbibizioni o addirittura pochoir) e dalle musiche di Daniele Furlati chiamato al difficile compito di interpretare un patrimonio di materiali così frammentato.

Con la scelta di mettere a disposizione su Rai Play Grand Tour Italiano, la Rai porta il servizio pubblico al massimo livello regalando agli spettatori un viaggio in un’Italia del passato che può insegnarci tanto anche per il futuro. Cento anni hanno trasformato indelebilmente il nostro paese, eppure determinate cose sono rimaste immutate. Non resta che darci appuntamento tra cento anni per vedere l’Italia del futuro.

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