Il Principe: promesse e delusioni della nuova docu-serie Netflix

 
 

Beatrice Borromeo Casiraghi confeziona per Netflix la docu-serie in tre episodi Il Principe, che promette di affrontare la verità sul caso dell’omicidio di Dirk Hamer. Il 17 Agosto del 1978 l’isola di Cavallo è scossa dalla notizia di un ragazzo ferito con un colpo di arma da fuoco, sparato da Vittorio Emanuele di Savoia. Secondo le ricostruzioni egli voleva, infatti, recuperare il suo gommone, che era stato utilizzato impropriamente da alcuni giovani che si trovavano su tre imbarcazioni poco a largo dall’isola. Vittorio Emanuele inizialmente ammette le proprie colpe per poi ritrattare la versione data e negare di aver mai potuto colpire, neanche casualmente, Hamer. Il ragazzo, trasportato in ospedale, morirà alcuni mesi dopo a seguito delle complicazioni derivanti dal colpo subito.

Il documentario cerca di ricostruire in ordine cronologico gli avvenimenti precedenti e i momenti delle indagini, andando a intervistare i ragazzi presenti il giorno dell’omicidio e successivamente più nello specifico Birgit Hamer, sorella di Dirk in cerca della verità, e Vittorio Emanuele stesso. Tra insabbiamenti e ritardi ingiustificabili da parte della giustizia francese, nel 1991 quest’ultimo venne prosciolto dalla corte d'assise di Parigi per l’omicidio venendo giudicato colpevole solo per detenzione di arma da fuoco senza regolare permesso.

Rispetto a mini serie documentarie recenti dedicate a casi simili, come per esempio Vatican Girl (2022) e Wanna (2022), Il Principe è pervaso da un’atmosfera borghese e autocompiaciuta, quasi come se la cornice dorata dei protagonisti non appartenesse alla realtà e non si volesse mischiare con essa. Molti degli intervistati sembrano nascondere informazioni e questo è un elemento a sfavore per una serie che promette di fare luce sulla verità e fornire importanti elementi ulteriori sul caso. Se si è seguita un minimo la vicenda, questa docu-serie serve solo a mettere i punti su alcuni momenti chiave, senza in realtà andare a smuovere troppo le acque in territori meno battuti. Non viene scelto da parte della regista uno schieramento, il che non sarebbe un problema se solo ci fosse un punto di vista ben definito.

Ne Il Principe si cerca di delineare due fazioni in lotta: da una parte quella di Birgit Hamer, una donna distrutta, quasi impazzita dal dolore e con alle spalle un genitore “chiacchierato” (il padre era quel Ryke Geerd Hamer che riteneva di poter curare il cancro in modo alternativo); dall’altra abbiamo la famiglia reale, per un certo pubblico spietata, che si mostra lucidamente fredda e priva di qualsiasi rimorso per aver anche solo indirettamente posto fine alla vita di un giovane. Vittorio Emanuele, e con lui Emanuele Filiberto, non sembra minimamente colpito da quanto è accaduto e pensa unicamente al danno d’immagine procurato alla famiglia, che solo l’abilità carismatica del figlio è riuscita forse a ricostruire negli anni.

Vittorio Emanuele è certamente un personaggio controverso, sia per questo caso specifico sia per la sua affiliazione alla loggia massonica P2 e per i diversi procedimenti giudiziari a suo carico. Proprio durante la permanenza in carcere a seguito di uno di questi, non sapendo di essere intercettato, raccontò di come aveva “fregato” i giudici francesi anche se aveva “torto” (i due termini sono esattamente quelli da lui utilizzati). Beatrice Borromeo Casiraghi decide di mostrarci l’ammissione di colpa usando il filmato incriminante. Video e dichiarazioni che soprattutto liberano Birgit da un peso, nonostante la giustizia ordinaria non potrà riaprire il caso perché l’iter è concluso.

Il principe presenta diverse criticità, prima tra tutte l’incapacità di rendere partecipe lo spettatore di quanto sta vedendo. Il probabile desiderio di oggettività, tentativo non perfettamente riuscito, ha come altro lato della medaglia quello di trovarsi di fronte a personaggi talmente al di fuori dell’ordinarietà da rendere difficile l’immedesimazione o l’empatia. Tre episodi risultano eccessivi, tanto da portare ad allungare il brodo con informazioni di scarsa importanza o che addirittura portano confusione nella ricostruzione della vicenda stessa.

Se il titolo della docuserie sembra promettere un ritratto di Vittorio Emanuele, negli episodi questo non accade. È un peccato che non si siano approfondite certe linee narrative interessanti, evitando così di ripetere interviste e dichiarazioni superflue, o comunque ridondanti, e di mostrare documentazione d’archivio che nulla aggiunge al racconto. Nel finale abbiamo inoltre un possibile sgradito “cliffhanger”, che lascia intendere un futuro interessamento degli autori all’omicidio di Alfonso Cristiano di Borbone a seguito di un colpo di pistola sparato, secondo Vittorio Emanuele, dal futuro Re Juan Carlos I di Spagna. Non ci resta che aspettare e vedere quali scheletri andranno a pescare nei prossimi anni dagli armadi reali…

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