John Candy: I Like Me – Una vita in immagini

Il nome forse a noi italiani può dire molto poco, ma John Candy è stato uno dei maggiori comici e caratteristi del cinema anglofono nella seconda metà del Novecento – come si può ben vedere dalla sua filmografia, che presenta tra le altre cose Stripes - Un plotone di svitati (Ivan Reitman, 1981), Balle Spaziali (Mel Brooks, 1987) e Mamma, Ho Perso L’Aereo (Chris Columbus, 1990). Considerato una vera e propria leggenda della recitazione comica, oltre che un motivo di orgoglio canadese, a John Candy quest’anno Colin Hanks dedica il documentario John Candy: I Like Me, prodotto da Amazon MGM Studios e disponibile sulla piattaforma Prime Video.

Il documentario, prodotto tra gli altri anche da Ryan Reynolds, ricostruisce la vita e la carriera dell’attore comico, dall’infanzia fino al suo ingaggio in Second City - un gruppo comico di Chicago in cui hanno collaborato tra gli altri Dan Aykroyd e Catherine O’Hara -, per arrivare alla notorietà nel mondo del cinema. Ricostruita attraverso gli interventi dei suoi colleghi (tra gli altri Tom Hanks, Eugene Levy, Martin Short, Steve Martin) e dei suoi familiari, la vita di John Candy viene raccontata nei suoi successi, ma anche nelle sue insicurezze e nei suoi limiti – su tutti veleggia la sinistra morte del padre, avvenuta per un infarto durante il giorno del quinto compleanno del comico. 

Il ritratto che il film restituisce dell’attore comico è dunque sfaccettato, sia pur si cerchi di mantenere un tono da elegia funebre – non a caso, proprio con quella di Catherine O’Hara il film si chiuderà.  Candy emerge da I Like Me come un attore e un uomo generoso, talentuoso, ma con le sue zone d’ombra e i suoi problemi con un’industria che sfrutta il suo copro imponente. Un’icona nazionale, un attore comico destinato al successo sin dagli esordi, ma al tempo stesso un padre che ha anche saputo essere assente per i suoi figli, un uomo con problemi di dipendenze da cibo e alcool, un figlio che ha elaborato per tutta la sua vita la tragica scomparsa del padre – evento cardine su cui si fonda l’intera lettura della sua vita.

Questo ritratto sfaccettato e complesso è ben restituito dalle sequenze più memorabili della pellicola, in cui Hanks alterna le immagini tratte dai film di Candy alle immagini di filmini di famiglia: la star contrapposta e affiancata all’uomo, due facce della stessa medaglia. Un’idea certamente non innovativa, ma al tempo stesso felice, che ben sintetizza l’operazione di Colin Hanks, mossa da convenzionalità e da voglia di consegnare alla memoria storica la figura di John Candy. Il risultato? Un documentario estremamente convenzionale ma efficace nel restituire l’immagine di un artista di culto amato da generazioni di spettatori, capace di raccontarne anche i lati più drammatici senza stravolgerne l’immagine pubblica.

Nell’ultima inquadratura di John Candy: I Like Me vediamo la reazione calorosa e sinceramente commossa del comico ad un intervistatore che gli fa un semplice complimento: “You’re a funny guy”. Tutto lo spirito, la gioia e la gratitudine di un personaggio come John Candy sono qui efficacemente riassunti, assieme al ricordo che di lui vogliamo continuare ad avere.

Avanti
Avanti

Boots: Sex Education in divisa (senza la scintilla)