Old Guy: azione e ironia nell’action-comedy di Simon West

Un serial killer sul viale del tramonto e un ragazzo prodigio da iniziare al mestiere lungo le vie caotiche di Belfast: il lungometraggio di Simon West, su Prime Video dal 23 giugno e distribuito da Dus, si preannuncia come un buddy movie intergenerazionale ironico e ricco d’azione

Tutto ruota intorno alla figura di un ex killer richiamato per un ultimo lavoro da ultimare prima della pensione. Dedito all’alcol, alla droga e alla compagnia di belle donne, Danny Dolinski (Christoph Waltz) è reduce da un intervento alla mano per una fastidiosa artrite, ma non ha perso il suo proverbiale sense of humour e nemmeno la vocazione per l’omicidio facile, nonostante gli intoppi dovuti all’età e ai suoi numerosi vizi. 

Quando si ritrova a dover portare a termine un ultimo incarico, rivede Aneta (Lucy Liu), donna con la quale ha un rapporto ambiguo e conosce il suo allievo, il giovane Wihlborg (Cooper Alexander Hoffman), a cui deve svelare i mille segreti del complicato “mestiere delle armi”. In realtà, Wihlborg, salutista, sobrio e amante di uno stile di vita equilibrato, è pervaso da una maniacale vocazione per la sua professione, che intende onorare non lasciando nessuno vivo per strada.

Giocato sull’incontro-scontro generazionale dei due sicari, Old Guy, pur non originalissimo nella scrittura – a tratti troppo prevedibile – ha un protagonista d’eccezione che illumina la scena grazie alla sua natura poliedrica e brillante: Christoph Waltz, su cui è cucita l’intera storia e su cui gravita l’intero film. Barcamenandosi tra un misurato black humour e divertenti siparietti che mettono in mostra una prorompente fisicità (a tratti virante sullo slapstick), Waltz incarna un buffo killer che non rischia mai l’eccesso caricaturale, sostenuto solo nei momenti in cui cerca di fare ordine nei sentimenti provati per Aneta o nei rari casi in cui si accorge che Wihlborg, nonostante la sua natura efferata e la sua cieca determinazione, potrebbe essere un figlio da proteggere e al quale volere bene.

Old Guy potrebbe sembrare un film di Guy Ritchie se solo avesse un ritmo narrativo più dinamico e se la vicenda fosse complicata dalla complessità di flashback e digressioni. Riprende da Shane Black e da Edgar Wright la commistione tra toni seriosi e tagliente umorismo, ma spesso tende a confondere i diversi registri narrativi utilizzati per dare forma ad un racconto fin troppo lineare e privo di profondità. Ne viene fuori una godibile action-comedy tutta votata all’intrattenimento, che fa riflettere sul rapporto tra maestro e allievo e sul superamento delle idiosincrasie tra un esponente della generazione Z e un umorale boomer senza freni inibitori. 

Simon West dirige con maestria e gestisce in modo equilibrato i momenti in cui l’azione prende il sopravvento e quelli più introspettivi, quando i personaggi – compresa Aneta, la cui malinconia esistenziale è poco approfondita – rielaborano il proprio vissuto cercando di cogliere nel presente il momento giusto per avere una seconda occasione. A tratti scanzonato, pervaso da un’ironia perfettamente dosata e da un disincanto che prende il sopravvento solo in alcune situazioni, Old Guy è un film che non può definirsi esplosivo come gli affreschi pulp e gangster citati in precedenza; è caratterizzato, invece, da una progressione narrativa più cadenzata, sempre sul punto di deflagrare, senza tuttavia raggiungere l’acme adrenalinico, capace di far scaturire riflessioni tanto sulla codificazione dei generi, quanto su questioni più esistenzialiste e sentimentali.   

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