Hulk Hogan the real american – tra supereroismo e conservatorismo
Soprannominato The Incredible e poi The Immortal, Hulk Hogan (pseudonimo di Terrence Gene Bollea) è stato un’autentica icona pop e politica americana e ci ha lasciati all’età di 71 anni. Donald Trump ha commentato la scomparsa del popolare wrestler statunitense con testuali parole: Abbiamo perso oggi un grande amico. Difatti lo scorso ottobre 2024, Bollea aveva sostenuto Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca. Durante il comizio al Madison Square Garden di New York, Hogan dal palco urlò "Votate per Trump!" prima di strapparsi proverbialmente la maglia. Questo siparietto la dice assai lunga sulla linea politica perseguita dalla superstar del wrestling, la quale non ha mai nascosto le sue simpatie per un certo conservatorismo repubblicano.
Viene così a crearsi una dicotomia tra il pensiero e l’attivismo politico di Bollea e il buonismo supereroico della sua gimmick sportivo-spettacolare. Per chi è stato bambino tra gli anni Ottanta e i primi Novanta, Hulk Hogan è stato l’incarnazione di un supereroe da fumetto, simbolo di un’America giustizialista in grado di risolvere i problemi sociopolitici a suon di sventoloni a stelle e strisce.
Impossibile dimenticare le VHS della Hulkamania siglate Silver Vision e i match consumati su Tele+ 2, in cui Hogan sotto la patina del burbero benefico trasudava un patriottismo guerrafondaio, riflesso dei conflitti geopolitici in atto su scala mondiale (una per tutte la faida con Sgt. Slaughter in piena Guerra del Golfo).
Nella sua contraddittorietà, Hogan è stato nel bene e nel male un’importante figura mediatica in grado di esaltare l’edonismo estetico-sociale, specchio di un certo qualunquismo politico. Idolo delle masse (specie dei bambini), icona nazionalpopolare di quel carnevale ingenuo (solamente in superficie) che era il wrestling tra gli anni Ottanta e i primi Novanta.
A cavallo tra l’era Reagan e quella di Bush Sr, Hulk Hogan è diventato un autentico brand della cultura americana, come la Coca-Cola, un bene di consumo di massa. Sull’onda montante dei suoi trionfi sportivi, Bollea diventa persino attore, applicando la medesima gimmick da ring a prodotti da grande e piccolo schermo. Il suo battesimo cinematografico avviene in Rocky III di e con Sylvester Stallone, nel piccolo ruolo di Labbra Tonanti. Otto minuti di scontro epico fra due superstars. Nel 1989 Hulk è finalmente protagonista nel pedestre action-sportivo Senza esclusioni di colpi di Thomas J. Wright, in cui buca lo schermo tra autoironia e sequenze di pura routine da match.
Dopo un gustoso cameo nel memorabile Gremlins 2 - La nuova stirpe di Joe Dante, Hulk veste i panni di eroe spaziale finito sulla terra in Cose dell'altro mondo, un fanta-comico per ragazzi diretto con la mano sinistra da Burt Kennedy e interpretato anche da Christopher Lloyd e Shelley Duvall.
A metà tra Bud Spencer e Captain America, Hogan diventa il volto e il corpo di riferimento per un cinema di matrice televisiva ad uso e consumo di un pubblico infantile (da Forza Babbo Natale a Lo stile del dragone), alfiere di un umorismo giustizialista, buonista e regressivo.
Poi arrivano gli anni Duemila e il wrestling cambia completamente faccia e figure di riferimento. Sono gli anni di Dwayne Douglas Johnson detto The Rock che si troverà a fronteggiare il nostro Hulk, per poi soffiargli il posto persino come star dell’action e della commedia per ragazzi.