Nuclear Now: il documentario-propaganda di Oliver Stone

 
 

Con Nuclear Now, disponibile su La7 o IWonderfull, Oliver Stone si schiera a fianco dell’utilizzo del nucleare in momento storico in cui l’attenzione dell’opinione pubblica è indirizzata verso il cambiamento climatico. Nuclear Now è un vero e proprio documentario di propaganda, perché Stone usa la sua fama per cercare di convincere il suo pubblico, che per motivi storici è tendenzialmente contrario all’utilizzo dell’energia nucleare, a cambiare radicalmente idea. Per fare questo il regista mostra i vantaggi che una conversione a questo tipo di energia porterebbe in termini di inquinamento ed emissioni. Stone è convinto che se il nucleare fosse stato scoperto negli ultimi 15 anni, nessuno avrebbe avuto qualcosa da ridire contro il suo utilizzo. Purtroppo tutti, o quantomeno le persone dai trent’anni in su, sono stati colpiti negativamente da diversi avvenimenti storici precisi: l’utilizzo della bomba atomica ad Hiroshima e Nagasaki, la guerra fredda e gli incidenti di Three Mile Island (1979) di Chernobyl (1986) e più recentemente di Fukushima (2011). Eppure questi incidenti avvennero in condizioni straordinarie, all’interno di centrali nucleari vecchie e poco sicure e, secondo Stone, causarono meno morti in assoluto di quanti ne faccia ogni anno il carbone, risorsa altamente inquinante che ancora oggi è tra le più utilizzate per generare energia elettrica. In Italia siamo storicamente contrari al nucleare e l’opinione pubblica si è espressa con due storici referendum, nel 1987 e nel 2011, proprio a stretto giro dopo gli incidenti di Chernobyl e Fukushima. Questo ha bloccato o fatto cessare l’attività delle nostre quattro centrali nucleari di Garigliano, Borgo Sabotino, Trino e Caorso.  Per Stone le centrali nucleari sono in grado di produrre un livello di energia elettrica di gran lunga superiore a qualsiasi altra tipologia di centrale con zero emissioni e producendo un numero di scorie nucleari estremamente basso. Paesi come la Germania, che hanno rinunciato al nucleare per investire nel solare e nell’eolico, hanno però dovuto scontare una diminuzione della produzione energetica a fronte peraltro di un utilizzo di spazio di gran lunga maggiore. Questo tipo di energia rinnovabile, al contrario del nucleare che produce ogni giorno per tutto il giorno, è influenzata, infatti, da fattori esterni (presenza o meno di sole/vento).

La tesi portata avanti da Oliver Stone in Nuclear Now è estremamente convincente e la costruzione della narrazione è solida e ponderata. Il regista cerca di smontare uno ad uno i timori delle persone (legati ad esempio a disastri nucleari, alla produzione di scorie e così via) per tentare poi di costruire un nuovo paradigma. Al termine “nucleare”, egli cerca infatti di associare frasi come “sostenibilità”, “zero emissioni” e tenta di legarlo a un’idea di rallentamento o addirittura blocco del processo di inquinamento e quindi di cambiamento climatico e riscaldamento globale. Tutto è presentato formulando concetti in positivo, così come positivo è lo sguardo verso il futuro con ipotesi di costruzione di impianti ridotti, e quindi potenzialmente percepiti come meno pericolosi. Nel finale si ipotizza, purtroppo prima dello scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, la nascita delle “Nazioni unite dell’energia pulita”, cosa che sembra ormai essere poco realizzabile.

Nuclear Now riesce nel suo intento di restituire allo spettatore un senso di urgenza, di necessità di sbloccarsi da inutili paure per andare verso un cambiamento. Questo passa necessariamente dall’informazione, cosa che, bisogna dirlo, non sempre il documentario riesce a dare correttamente. Le questioni legate, infatti, al funzionamento delle centrali, al perché sono effettivamente sicure, vengono lasciate un po’ da parte o trattate superficialmente. Oliver Stone, pur essendo stato in passato contro la nucleare a sua volta, pare avere un tono quasi derisorio di fronte alle paure degli spettatori. Le motivazioni, insomma, non vanno spiegate più di tanto perché l’importante sono i dati, forniti più volte, e la necessità di agire in fretta per poter bloccare il cambiamento climatico. Il target, a mio avviso, sembra essere quello degli ambienti democratici, dei verdi e degli over 30 interessati al cambiamento climatico e alle questioni ambientali. I più giovani, almeno a quanto dice Oliver Stone, non sono infatti spaventati dal nucleare e non hanno vissuto il tam-tam mediatico che ne ha influenzato le idee. Forse anche per questo il regista non si perde troppo in dettagli: chi ha vissuto certi eventi storici e partecipato a certe battaglie conosce benissimo di cosa si sta parlando e deve essere influenzato in altro modo. L’interesse per quel target è dato anche da un motivo più pratico: sono proprio queste persone che, votando, hanno la possibilità di dare vita a un cambio di rotta.

Oliver Stone, con il suo Nuclear Now, ha creato un documentario propagandistico che cerca di influenzare il suo pubblico verso un passaggio al nucleare in nome di un mondo green e a zero emissioni. Il risultato è decisamente soddisfacente e coinvolgente, almeno di primo acchito, ma avrà davvero la possibilità di influenzare le persone e portare verso il cambiamento? Solo i prossimi anni ci diranno se si assisterà davvero a una nuova stagione di “nuclearizzazione”, per il momento non ci resta che fare la nostra scelta ed aspettare.

Indietro
Indietro

Expats: sfumature di maternità

Avanti
Avanti

La storia: l’operazione di Archibugi non convince