Oltre il lockdown - Revolution di Chelsea Handler

 

«Insomma, non voglio darmi delle arie, ma dopo gli ultimi due anni e mezzo o tre in cui abbiamo guardato la gente chiusa dentro casa con coniugi e bambini, mi sento più che mai fiduciosa nelle mie capacità decisionali». Chelsea Handler negli Stati Uniti non ha certo bisogno di presentazioni. Da sette anni Netflix la ospita con progetti di varia natura, fino al recentissimo speciale comico Revolution uscito nel dicembre 2022. Per cominciare l’ingresso in scena: applauditissima, la conduttrice e stand-up comedian di Livingston, New Jersey – una nonna ebrea e un nonno soldato tedesco, come ama ricordare spesso – non ha dovuto faticare a far decollare lo spettacolo. La folgorante introduzione prende quindi piede dal periodo di isolamento, da quella pandemia che ha ridotto al minimo storico le interazioni sociali sull’intero pianeta e costretto i single come lei a ingegnarsi per non impazzire di solitudine.

Ma in effetti l’assenza di un compagno stabile e più in generale il rifiuto di metter su famiglia è un argomento su cui la comica oggi quarantasettenne ha costruito una carriera. Con la differenza che in passato ci scherzava sopra senza però mettersi mai troppo in discussione. Mentre sul palcoscenico di un teatro di Nashville, dove ha avuto luogo la registrazione dello speciale, ha spiegato: «Il vero motivo per cui non ho avuto figli è che non voglio essere responsabile del dare informazioni errate a esseri umani in crescita» perché «ci sono ancora molte cose che mi confondono!».

Il processo di riformulazione ha avuto inizio proprio tramite i contenuti per la piattaforma. A suo dire, si è trattato di un vero e proprio percorso di auto-miglioramento pluriennale. Prima di tutto la serie di documentari Chelsea Does (2016), con episodi di un'ora su argomenti come matrimonio e razzismo; poi il talk show notturno di sole due stagioni, intitolato Chelsea (2016-2017); e infine il documentario Hello, Privilege. It’s Me, Chelsea (2019), un'esplorazione (forse un po’ superficiale) di come opera il privilegio dei bianchi in America.  «Per coloro che la seguivano è stato molto da elaborare, come mettersi al passo con un amico che di recente è diventato sobrio o ha iniziato la terapia», ha commentato Abigail Covington su Esquire.

Questo bisogno di vedersi riconoscere un’autoconsapevolezza è culminato in Evolution (2020), lo speciale HBO Max il cui stile sottile tuttavia non giocava sui punti di forza di Handler come narratrice “chiassosa”. Tanto che la giornalista conclude la ricostruzione affermando: «Fu un altro ammirevole ma goffo tentativo di introspezione». La mossa vincente di Revolution è invece proprio l’autoironia, la capacità di prendere ciò che il pubblico sa (o pensa di sapere) a proposito della sua vita privata e rivolgerlo contro sé stessa con esilaranti risultati. Come accennato, la prima parte del monologo si rivela un lavoro notevole di ricostruzione di una percezione personale di fronte alla crisi collettiva, con tanto di giardinieri spacciatori e appuntamenti clandestini accompagnati da tampone istantaneo. Il tutto condito da riflessioni sulla propria distanza dal concetto di genitorialità che, a differenza delle chiacchiere con celebrità amiche nelle puntate a tema di Chelsea, qui la espongono molto più sinceramente al confronto con il giudizio dello spettatore.

Bella anche la parte centrale dedicata alla routine con i cani e il complicato rapporto col nipote ventiquattrenne durante il lockdown. Peccato solamente per la parte finale in cui l’autrice disperde ogni connessione creata con la platea per lasciarsi andare a una lunga invettiva contro gli uomini i quali, di fronte alla lotta per l’affermazione delle donne nella società contemporanea, farebbero domande stupide come “possiamo ancora aprirvi la porta?”. A quest’ultima Handler risponde: «Ci avete stuprate fin dall’inizio dei tempi perciò mi sembra il minimo aprirci la porta!». Non che sia sbagliato il concetto, naturalmente, ma è indubbio che il tono sia assai meno brillante rispetto ai passaggi precedenti e quindi l’effetto comico (e con esso il ritmo dell’intero show) finisca col risentirne parecchio. Se la critica al patriarcato sarà sempre buona e giusta, gli argomenti portati hanno ben poco di rivoluzionario.

Indietro
Indietro

Cinema muto in streaming - Una guida per lo spettatore

Avanti
Avanti

Narvik - Il prezzo della vittoria