The Changeling: black fantasy

 
 

C’erano grandi aspettative per The Changeling – Favola di New York, serie Apple Tv+ ideata da Kelly Marcel e tratta dall’omonimo romanzo di Victor Valle, interpretata da Lakeith Stenfield e Clark Bako e diretta da alcuni promettenti giovani esponenti della nuova scena black statunitense tra cui Melina Matsoukas (Queen & Slim). Attese ampiamente deluse da un prodotto di elevata fattura che rivela però, da metà stagione, numerose lacune e complicazioni narrative che tradiscono i presupposti di quella che poteva essere una intrigante serie giocata sul metaforico che riflettesse sulle difficoltà genitoriali afroamericane, raccontando un dramma al contempo individuale e collettivo che si fa specchio di una precisa realtà etnico-sociale.

La vicenda di Apollo ed Emma, coppia felice destinata a sgretolarsi a causa di una crisi depressiva post-parto scatenata da inquietanti avvenimenti verificatisi dopo aver tagliato un nastro Bonfim, donato alla ragazza da una misteriosa e inquietante anziana durante un viaggio in Brasile, sfocia presto in un macabro fantasy denso di violenza ed elementi soprannaturali di dubbia valenza. Il discorso sulla genitorialità nera, il ribaltamento dei cliché cinematografici legati a padri e madri afroamericane, così come il radicamento culturale derivante dall’appartenenza alla propria etnia lasciano il posto a un racconto confuso dove i flussi temporali si mescolano e alternano seguendo la storia dei due protagonisti e di alcuni comprimari che avranno probabilmente più spazio nella prossima stagione.

Il realismo magico che pare la cifra stilistica di The Changeling si dimostra così una sorta di escamotage per proseguire una narrazione che altrimenti fatica a seguire il discorso avviato. Man mano, le forzature dark si fanno sempre più eccessive portando quello che era un racconto sulla responsabilità individuale, il libero arbitrio, il legame col passato e il tentativo di riscatto generazionale verso una storia al limite del grottesco, incentrata su un’eroica e salvifica figura paterna impegnata in una lotta contro misteriose e malefiche creature per ritrovare la moglie misteriosamente scomparsa.

Un racconto strabordante, ambizioso e magniloquente, che finisce per disorientare anche lo spettatore più attento, lanciandolo con un finale pieno di dubbi e poche certezze. Ci sarebbe da sperare che quella vista finora sia solo una prima parte di stagione - azzardata formula di serializzazione che rischia di smorzare la curiosità del pubblico - augurandosi l’uscita a breve di altri episodi chiarificatori e riequilibrativi. Eppure resterebbe comunque la percezione di un bersaglio non del tutto centrato, una buona idea iniziale persa nel suo labirintico sviluppo che fa di The Changeling la malriuscita versione contemporanea di Lovecraft Country (2020). La sottovalutata serie di Misha Green richiederebbe oggi una rivalutazione, in considerazione dell’efficacia e provocatorietà con cui coniugava il discorso etnico-razziale, elementi storici e culturali con il fantastico afrosurreale, che pare una delle più efficaci correnti della nuova produzione audiovisiva afroamericana.

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