Mean Girls 2024: remake tra Broadway e nostalgia

“Stop trying to make remakes happen: they are not going to happen!”

Dal 9 luglio Mean Girls, uscito nelle sale cinematografiche italiane nel 2024, arriva anche su Netflix. Liberamente tratto dal musical di Broadway e ispirato al primo film del 2004, mantiene alcuni dei suoi punti di forza delle opere originarie, quelli che lo hanno fatto diventare un pilastro della pop culture, ma non riesce comunque a convincere.

La regia di Arturo Perez Jr. e Samantha Jayne non riesce a salvarsi nemmeno grazie alla collaborazione con Tina Fey che torna sullo schermo nei panni di Miss Norbury, nonché di sceneggiatrice, come per il primo film e per l'omonimo musical. Torna anche il preside Duvall (Tim Meadows), insieme a Lindsey Lohan, cameo che tutti attendevano insieme a quello di Rachel McAdams che purtroppo non c'è stato.

Classificato come “commedia-musical”, Mean Girls mantiene tutti i numeri musicali di Broadway, fatta eccezione per i due singoli a cura di Jeff Richmond, Nell Benjamin (compositori dei brani del primo musical), Renée Rapp (Regina George) e Micheal Pollack, risultando volutamente parodistico fino a stufare: pare un lungo episodio di Glee

Il cast, invece, funziona e  gli attori hanno una buona chimica. I personaggi sono una riproduzione  abbastanza fedele degli originali, ma sembrano sempre sottotono: le ragazze sono meno cattive, tanto le 'Plastics' quanto Janis Ian, di cui però ho apprezzato i looks e le doti musicali. Anche il copione lascia a desiderare, fatta eccezione per le vecchie citazioni mantenute, anche se molte sono state modificate, ad esempio sostituendo Jingle Bells Rock con un'altra canzone nel numero di Natale (sacriliegio!). Il risultato finale pare forzatamente adattato alla nostra generazione di cui l'unica cosa positiva che pare sia stata colta sia lo humor no-sense presente in molte scene, apice quella in cui Damien canta la sigla di Icarly in francese durante il saggio o qualsiasi scena con Karen (Avantika). 

In conclusione, tenendo conto che non si voleva creare un sequel, ma una sorta di rivisitazione, l'intento è stato raggiunto e le sfumature più moderne si colgono seppur contestualizzate in un mix narrativo e scenografico a tratti ridondante e poco convincente, fin troppo ripulito da quello humor per nulla politically correct che caratterizzava il film originale.

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