No Other Land: il documentario premio Oscar che racconta la resistenza palestinese
Dopo aver vinto l’Oscar come miglior documentario No Other Land è finalmente disponibile su Mubi per condividere con il mondo la sua terribile storia. Diretto da un collettivo israelo-palestinese, questo film racconta la storia della comunità palestinese di Masafer Yatta, in Cisgiordania, composta da una ventina di villaggi. L'area, documentata fin dal XIX secolo, viene improvvisamente dichiarata zona di addestramento militare e così, dall’estate del 2019, il governo israeliano inizia un’opera di demolizione progressiva e incessante. A raccontare la vicenda troviamo il giovane Basel Adra, che abita in uno dei villaggi, e il giornalista israeliano Yuval Abraham. Sono proprio loro a fare le riprese e, tramite i loro confronti, raccontare cosa sta succedendo.
No Other Land è un documentario tipico della gioventù, in grado di raccontare vicende strazianti ma con un retrogusto di dolcezza, fratellanza e speranza che quasi stridono con quanto viene mostrato. Basel e Yuval vogliono trovare il modo per cambiare le cose, nonostante ogni giorno, per anni, si ritrovino a dover subire violenze, soprusi, lutti e distruzioni. Gli israeliani agiscono in maniera subdola, violenta, scorretta, utilizzando anche coloni mossi solo dalla voglia di distruggere e uccidere sotto la protezione dell’esercito. Gli abitanti di Masafer Yatta lottano con la non violenza, usando i social, i telefoni e le telecamere per documentare quello che stanno subendo. Basel rappresenta la propria comunità, una comunità che lotta per la sua terra e si aggrappa alla vita. Tutta la sua esistenza, anche il documentario stesso, gira intorno al desiderio di far conoscere a più persone possibili cosa sta accadendo, non importa se questo comporterà la carcerazione o perdere la vita. La speranza giovanile collassa però nel finale, quando in pochi minuti gli autori mostrano allo spettatore quanto sia degenerata la situazione dopo la fine delle riprese.
No Other Land è costruito attraverso una narrazione che vuole sembrare il più oggettiva possibile, come un reportage giornalistico. Quando c’è una demolizione in atto o una dimostrazione palestinese, Yuval e Basel partono per fare le riprese e mostrare cosa sta succedendo. Tra i due viene costruita una dialettica chiara: Yuval è israeliano e, per quanto sia vicino alla causa del villaggio, in qualsiasi momento può tornare a casa e uscire da quanto sta succedendo. Basel, al contrario, si ritrova in una situazione da cui non può uscire se non perdendo la sua terra e la sua identità. Resta quindi una domanda: continuare a resistere o lasciare la propria terra? Il giovane ha fatto la sua scelta, e con questo documentario ha raggiunto il suo obiettivo arrivando fino a Hollywood. Ma bisogna fare in modo che la vicenda non venga dimenticata e che se ne continui a parlarne, in particolare ora che la situazione tra israeliani e palestinesi è degenerata ulteriormente e che, con la scusa della guerra e della caccia ad Hamas, il governo israeliano può portare avanti la sua opera distruttiva con cieco furore. Non possiamo che aggrapparci alla speranza di Basel: “Devono ricordarsi che un tempo erano deboli e hanno sofferto come noi”.