Diva Futura: l’agenzia del porno tra libertà, leggerezza e rivoluzione pop
Ho pianto per un film sul porno. Perché la cosa dovrebbe stupire? E Diva Futura si può davvero ridurre solo ad un film sul porno?
Tratto dal romanzo Non dite alla mamma che faccio la segretaria. Memorie di una ragazza normale alla corte del re dell'hard di Debora Attanasio, scrittrice, giornalista e quella che fu la segretaria dell’agenzia attoriale Diva futura, fondata dal regista Riccardo Schicchi e dalla pornoattrice e parlamentare(!) Ilona Staller nel 1983.
L’apertura del film è emblematica di quello che sarà lo stile umoristico e pop delle due ore successive: il funerale del pitone Tinta, mascotte dell’ufficio, funzione celebrata nel giardino della villa di Schicchi e della Henger, attorniati dai loro fedelissimi colleghi in pizzi, merletti e tanga. Questa visione del mondo dolcemente amara e non troppo seria viene ricreata grazie a un set che pare uscito da un Pride, portando lo spettatore in una dimensione ovattata tanto quanto i set fotografici delle pornostar: colori sgargianti o pastello, glitter, pistole ad acqua. Diva futura è stato un enorme parco giochi del sesso e dell’amore, occupandosi delle sue artiste – attrici con estremo ascolto e rispetto, come in una grande famiglia. Il sesso e la sessualità femminile sono lo sfondo di qualcosa di più, sono un mezzo per raccontare l’intreccio delle vite di un gruppo di spregiudicati uniti da un grande affetto e dall’anticonformismo, combattendo i pregiudizi semplicemente divertendosi e professando la libertà. Il film è un successo anche grazie al ritratto di Pietro Castellitto di un Riccardo Schicchi “amorale ma non immorale”, creativo e fanciullesco, dotato di una fantasia fuori dalle righe, pare uscito da un uovo di Pasqua pieno di Sex Toys. Le soggettive stesse, mostrate all’inizio introducono i protagonisti uno alla volta, secondo la loro visione personale e ricordandoci che non si sta parlando solo della figura di Schicchi, il visionario, ma di tutte una serie di donne diverse e ben caratterizzate che siano Eva Henger, Moana Pozzi, la Staller o Debora Attanasio.
La regista Giulia Steigerwalt mostra perfettamente come il sesso possa essere leggero, bello, trattato come una vera e propria forma di arte e di espressione di sé e riesce nel duplice intento di parlare di sesso e di vita con tono tenero e all’avanguardia, un’avanguardia che forse in passato non è stata capita e, forse, nemmeno ora. In ogni caso, qualsiasi sia la vostra opinione su Onlyfans, sui porno amatoriali, sulla Siffredi Academy o sul sex work, guardatelo.