Supersex: una questione di sguardi

 
 

Che anche il porno sia una questione di sguardo è ormai cosa nota.

Che Supersex – miniserie in sette episodi “liberamente ispirata alla vita di Rocco Siffredi” – ponga lo sguardo al centro del racconto è quindi per certi versi ovvio. Nient’affatto ovvio è invece il tipo di sguardo che l’ideatrice e sceneggiatrice Francesca Manieri adotta nella sua lettura della figura dello “stallone italiano” più famoso dell’hardcore

Il Rocco creato da Manieri (interpretato da un Alessandro Borghi non sempre convinto) è un personaggio complesso, pieno di ombre e chiaroscuri, di conflitti interiori e pulsioni opposte (in primis, freudianamente, coazione a ripetere e pulsione di morte); un divo che non è solo superficie luccicante da flash e jet-set, ma uomo tridimensionale che riconosce e cerca di superare i limiti propri e di un ambiente lavorativo pre-codificato cercando – appunto – “gli occhi delle donne”, ovvero uno sguardo di consenso (come sostiene nel dialogo con Lucia del sesto episodio in riferimento alla celeberrima scena di toilet sex con Sidonie Lamour), che è anche sguardo di riconoscimento, uno sguardo capace di leggere oltre la fisicità e scoprire chi è, davvero, Rocco. 

“Godi lo stesso adesso che nessuno ti guarda?” gli chiede Tina (Linda Caridi, sempre bravissima) mentre lei e Rocco vivono il loro esilio d’amore. “Tu mi guardi” le risponde lui, a significare che Rocco è sempre oggetto dello sguardo di qualcuno. È, appunto, il tipo di sguardo che fa la differenza. È lo sguardo curioso, ingenuo, arrabbiato e confuso di Sylvie (Jade Pedri) a fargli capire “il potere del sesso”; è quello possessivo e disperato di Tina a fargli ammettere le priorità della sua vita; è quello complice, affettuoso e ostinatamente cercato della madre (Tania Garribba) a fargli comprendere che le sue scelte sono atipiche ma restano comunque qualcosa di cui andar fieri; è, infine, quello spaventato e compassionevole di Lucia (Jasmine Trinca, molto efficace) a leggergli dentro e a dargli sempre nuovi stimoli, nuove sfide, nuovi dolori. 

È innegabile quindi che sebbene il protagonista della serie sia Rocco, il vero baricentro della storia è l’universo femminile che gli gravita intorno. Forse in questo è stato determinante il fatto che la mente dietro Supersex fosse quella di una donna: non tanto perché Francesca Manieri (L’immensità di Emanuele Crialese, Vergine giurata e Figlia mia di Laura Bispuri, tra i suoi script principali) sa delineare brillantemente i personaggi femminili, ma soprattutto per come riesce a creare una commistione di generi (noir, mélo) per raccontare all’interno del mondo ovattato della pornografia l’origin story di un supereroe (Supersex era il protagonista del fumetto pornografico  che ha svelato il sesso al giovane Rocco ), il coming of age di un uomo che impara ad essere tale superando le varie tappe della sua formazione professionale ma soprattutto sentimentale. 

Ecco, questa insistenza sul sentimentale, questo porre l’accento sull’interiorità anziché sull’esteriorità (come scrive Giovanna Maina su Fata Morgana Web “la pornografia è la grande assente in Supersex”: pochi nudi, poco spinti ma soprattutto poco “porno” nel senso lato del termine) è senza dubbio un approccio interessante e innovativo, che tuttavia da un lato – trovandosi maggiormente in sintonia con le più recenti rielaborazioni femministe (il “porno d’autore” di Erika Lust, ad esempio) di un’industria che resta comunque saldamente maschile – non rispecchia il mood dell’epoca raccontata dalla serie stessa; dall’altro penalizza una narrazione che troppe volte sembra non avere un centro di gravità o una direzione: troppo di frequente ci si arena in dialoghi che girano su sé stessi costellandosi di massime che vogliono lasciare il segno, troppo spazio è lasciato alla storia di Lucia e Tommaso (un personaggio piuttosto monocorde, interpretato da un Adriano Giannini spesso sopra le righe), troppo tempo è dedicato ad esplorare sempre i medesimi conflitti e i medesimi temi. Temi che indubbiamente sono importanti e interessanti (il rapporto con la madre e con il fratello, la ricerca di un equilibrio interiore, l’incredibile potere dell’amore) ma che sono dosati male nell’insieme, rendendo troppo lungo uno sviluppo su sette episodi (con una narrazione “a puzzle” spalmata su vari periodi che genera talvolta confusione) e paradossalmente troppo poco approfondite altre tematiche correlate sulle quali lo spettatore viene solleticato ma poi privato (sadisticamente?) della relativa soddisfazione cognitiva. Ad esempio, a fronte della commovente sequenza della celebrazione di John Holmes, si può liquidare in due battute il problema dell’AIDS e le sue ripercussioni sull’industria del porno? Perché non indagare maggiormente la dipendenza del protagonista dal sesso e la relativa sofferenza? Non sarebbe stato meritevole un approfondimento di figure come John Stagliano e Riccardo Schicchi, fondamentali per l’industria del porno e per la carriera stessa di Siffredi? Perché non dare più spazio al rapporto tra Rocco e Moana Pozzi (Gaia Messerklinger, malinconica il giusto) o a quello tra Rocco e l’amico omosessuale Franco Caracciolo (Mario Pirrello, delicato nello sfiorare romanticamente la macchietta)?  Infine, se – come più volte viene detto e fatto intendere – il porno è il mondo della libertà, perché resta l’impressione che non si sia osato abbastanza a livello visivo? 

Ma ad alcune di queste obiezioni risponde il concetto da cui siamo partiti per questa riflessione: a contare sono il tipo di sguardo ed il suo oggetto. Supersex non è una serie sul porno né sulla pornografia, Supersex è una serie su Rocco Siffredi, oggettivizzato da uno sguardo femminile (che pure delega alla regia anche autori come Matteo Rovere e Francesco Carrozzini, oltre a Francesca Mazzoleni) e – seppur non scandagliato a fondo nella sua psicologia – decostruito nel suo essere incarnazione del mito del maschio fino ad essere reso, semplicemente, uomo.

Indietro
Indietro

Extraordinary 2: il ritorno della dark comedy di Emma Moran

Avanti
Avanti

La bestia nella giungla: Henry James to a disco beat