Vita da Carlo 4 – Verdone all’impasse

Dopo un inizio balbettante e due stagioni mediamente divertenti, Vita da Carlo giunge faticosamente al capolinea. La serie ideata da Verdone, Guaglianone e Menotti, è nata come tentativo di traslare il linguaggio verdoniano dal cinema alla piattaforma (dopo il flop pandemico di Si vive una volta sola), nella scommessa (im)possibile di mantenere lo sguardo ironico-malinconico dell’attore e regista romano e al contempo cercare di svecchiarlo attraverso il prodotto seriale e il linguaggio della sit-com semi-autobiografica.

Se già nelle stagioni precedenti si era affacciata una certa stanchezza di scrittura e una difficoltà nel far convergere uno stile all’interno di un linguaggio che non gli appartiene, in Vita da Carlo 4 le incertezze si trasformano in irrimediabili difetti.

Lo script di questa ultima stagione presenta come gancio narrativo primario, la collocazione di Verdone all’interno del Centro Sperimentale di Cinematografia in veste di docente di regia, trovata che poteva aprire nuove osservazioni umoristiche care all’autore, creando svariati spunti satirici nel confronto/scontro tra la sua generazione e quella dei suoi studenti. I risultati invece mostrano una sequela di triti cliché cultural-ideologici, subitamente trasformati in tormentoni (su tutto i plurali maschili troncati per parità di genere da una studentessa femminista) e un buonismo consolatorio che ha messo la museruola a una certa ironia puntuta, sfoderata acutamente da Verdone in ben altre occasioni (l’ultima resta il suo Benedetta follia).

Vita da Carlo 4 è una benevola riunione di famiglia, in cui i veleni alla Compagni di scuola restano opportunamente fuori dalla porta, preferendovi delle gags meccaniche e puerili, comprese le marachelle in stile Baby Birba del nipotino di Carlo e una flebile parodia giallo-natalizia alla Agatha Christie.

La ruggine con il collega Sergio Rubini, dopo qualche invidia e ripicca, si sfalda in un meta-cinema precotto che comprende persino una parodia-lampo di Morte a Venezia di Visconti e le oniriche apparizioni di Alvaro Vitali.

La funzione epifanica di Vitali è l’unico elemento che lascia davvero qualcosa e quando il comico romano dice: La gente muore solamente quando viene dimenticata, crolla di colpo la maschera finzionale della vicenda e si scopre il tragico volto della realtà. 

Vita da Carlo 4 è una chiusa inevitabilmente sepolcrale, un addio maldestro e stanco al cinema e all’arte in genere, da parte di un artista che forse ha colto il momento giusto per calare (definitivamente) il sipario.

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