Fuori: il film su Goliarda Sapienza tra Rebibbia, sorellanza e libertà

Fuori è finalmente disponibile in streaming a noleggio (anche su Amazon Prime e Apple Tv). L’ho visto approfittando de Il Cinema Ritrovato col prezzo dei biglietti ridotto e non avrei potuto fare scelta migliore.

Direttamente ispirato da L’università di Rebibbia e Le certezze del dubbio, gli scritti dell'autrice Goliarda Sapienza sulla sua esperienza dentro e fuori dal carcere femminile di Rebibbia nel 1980: il film trasuda vita. La storia è narrata dalla coppia di registi Mario Martone e Ippolita di Majo in una maniera per nulla retorica proprio grazie allo studio dal vivo delle persone e delle situazioni descritte: le detenute presenti sul grande schermo sono davvero state o sono tuttora in carcere a Rebibbia, diventato anche set di alcune scene. Le attrici hanno conosciuto delle detenute ed alcune di loro hanno preso parte al progetto e si sono potute rivedere in azione durante la proiezione organizzata in carcere. La sorellanza è la colonna portante e senza aver visto e vissuto, seppur per breve tempo, quello di cui si vuole parlare, il risultato sarebbe sicuramente stato diverso.

Lento, ma esplosivo, dolce, ma durissimo, romanzato, ma estremamente realistico. L'idea di mettere in scena questo momento della vita di una scrittrice ancora non abbastanza conosciuta ha preso vita grazie a una storia d’amore tanto forte quanto quella che lega le protagoniste del film: quella fra Valeria Golino, interprete principale nei panni di Goliarda Sapienza e Goliarda Sapienza stessa. L’attrice ha conosciuto personalmente la scrittrice nell’86’ sul set di ‘Storia d’amore’ di Citto Maselli e ha preso da lei lezioni di 'dizione romana' per il suo ruolo, nella casa dove tornerà col cast di Fuori. La figura della Sapienza, intellettuale che in un'epoca dove il sesso era ancora pruriginoso poteva parlare ininterrottamente delle dimensioni (non dell'ego e nemmeno del libro) di Kundera, l'ha colpita e catturata a tal punto da voler collaborare attivamente per rendere questa interpretazione un vero e proprio omaggio e dedicarle la miniserie L'arte della gioia, in onda su Sky Atlantic da febbraio di quest’anno, soggetto il libro più conosciuto della scrittrice. Non da meno la performance di Matilda de Angelis selvatica, conturbante e affascinante nei panni di Roberta, Renata nella realtà,una tossicodipendente che stringe un legame quasi Edipico e materno di un forte magnetismo con Goliarda, sia dentro che fuori e della cantante Elodie nel ruolo di Barbara, tanto semplice quanto drammatico. Le tre donne costruiscono un legame che va oltre l'essere compagne di cella: diventano compagne di vita al punto da rendere le quattro mura dietro le sbarre più casa di casa.

Le relazioni umane, in particolare quelle femminili, sono sempre rese in momenti di convivialità, quasi come si stesse mostrando un pranzo di famiglia: i pasti a base di cucina cinese preparati da Suzy Wong in prigione o ancora la cena nel retro della profumeria di Barbara a base di pizza con mortadella e accompagnata una boccia di vino. Il cibo è vita, unione e la famiglia che unisce  è anticonvenzionale, con mille barriere a dividerla, ma sempre coesa, basti pensare alla scena in cui le detenute in libertà fanno un picnic nel prato vicino al carcere e si mettono a cantare alle sorelle che si affacciano alle finestre e rispondono. Anche il fuori, l'esclamazione che dà il titolo al film e con cui le carcerate protestano contro le guardie che le cacciano via dal “loro territorio”, ha un duplice, se non triplice significato. Il mondo esterno è importante quanto il dentro, i luoghi sono essenziali e necessari: Roma Nord e i suoi salotti borghesi, la stazione coi suoi graffiti profetici, la casa di Goliarda, la profumeria di Barbara.  Fuori è anche un modo di essere che spaventa chi non è in grado di comprendere quanta umanità porti dentro di sé quel carcere, “fuori” è un modo di vivere che rimane sulla pelle e nel cuore di chi è passata per Rebibbia ed è un modo di urlare la propria identità.

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