Le opere seriali continuano a conquistare Venezia: i primi due episodi di Portobello, la nuova serie di Marco Bellocchio

Come nel 2024, anche l’edizione di quest’anno della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia sta dando ampio spazio a prodotti seriali di qualità e di registi di grande calibro.

Sempre quattro sono infatti le serie proposte questa volta al pubblico del Lido: Etty di Hagai Levi, tratto dall’opera letteraria Il cielo dentro di me – I diari di Etty Hillesum, che narra in 6 episodi le vicende di una giovane ebrea che inizia una terapia psicologica in una Amsterdam occupata dai nazisti; Un prophète di Enrico Maria Artale, racconto crudo e intenso degli avvenimenti all’interno di una prigione francese; Il Mostro di Stefano Sollima, sui crimini del Mostro di Firenze, che rappresentano una delle storie di cronaca nera più famose e intricate in Italia; infine Portobello di Marco Bellocchio, che tratta il caso di Enzo Tortora, clamoroso errore giudiziario italiano.

Portobello - di cui al Festival sono stati mostrati i primi due episodi su sei totali - sarà interamente disponibile sulla piattaforma HBO Max, di proprietà di Warner Bros. Discovery, che debutterà in Italia nel 2026, e rappresenta il ritorno di Marco Bellocchio a Venezia dopo dieci anni, quando nel 2015 aveva presentato in concorso il film Sangue del mio sangue

Dopo Esterno notte - categorizzato come film, ma che di fatto è diviso anch’esso in sei parti - lo storico regista emiliano ripropone il formato seriale per raccontare uno dei casi giudiziari più famosi e controversi della storia italiana: la falsa accusa al celebre conduttore Enzo Tortora di traffico di stupefacenti e di appartenenza alla Nuova Camorra Organizzata, organizzazione mafiosa campana guidata dal boss Raffaele Cutolo.

Nei panni del protagonista troviamo uno degli attori beniamini di Bellocchio, Fabrizio Gifuni, che aveva già interpretato Aldo Moro proprio in Esterno Notte. E scelta non poteva essere più azzeccata dato il suo proverbiale trasformismo, che lo ha portato a interpretare nel corso della sua lunga carriera diversi personaggi storici italiani come papa Paolo VI e Franco Basaglia. Se la somiglianza fisica con Enzo Tortora non è così pedissequa, il modo di parlare e la gestualità di Gifuni sembrano riportarci proprio davanti alla Rai 2 del venerdì sera, dove Portobello è andato in onda dal 1977 al 1983, per poi tornare per una singola stagione nel 1987 dopo la definitiva assoluzione del presentatore.

La serie di Bellocchio, come molti altri suoi lavori, si concentra sul circoscritto caso giudiziario e non su tutta la biografia di Enzo Tortora: gli avvenimenti vengono ripercorsi a partire dall’antefatto che porterà alle false accuse rivolte al conduttore. Il camorrista Giovanni Pandico (interpretato da Lino Musella), di cui poi verranno riconosciuti tratti paranoici e schizofrenici, aveva una sorta di ossessione per il presentatore, soprattutto dopo lo smarrimento da parte della redazione di Portobello di un pacco di centrini ricamati, che lui aveva inviato al programma, anche se a nome di Domenico Barbaro, suo compagno di cella. Nonostante la personale risposta di Tortora a una sua lettera di lamentele e il risarcimento economico da parte della Rai per più di 800.000 lire, Pandico decise di accusare il conduttore nell’ambito dell’interrogatorio dopo essersi dichiarato “dissociato” dalla Nuova Camorra Organizzata.

I due sostituti procuratori credettero completamente alle parole di Pandico, nonostante non esistessero prove schiaccianti a carico di Tortora, se non un’agendina trovata nella casa di un altro camorrista, Giuseppe Puca, con dentro il nome “Tortora” e un numero di telefono: si scoprì poi che il nome era “Tortona” e che il numero segnato non apparteneva al presentatore di Portobello. Così il celebre presentatore venne arrestato nel cuore della notte del 17 giugno 1983, a cui seguirono il carcere, gli arresti domiciliari, una breve esperienza da europarlamentare radicale e una prima condanna, fino alla piena assoluzione il 15 settembre 1986.

Nella serie Bellocchio ripropone il suo classico stile narrativo, attento ai dettagli e focalizzato sulle interpretazioni degli attori fino ai più minimi particolari gestuali e fisiognomici. E sono un esempio di ciò non solo Gifuni, ma anche altri interpreti come Barbora Bobulova che impersonifica Anna Tortora, sorella del conduttore e autrice del programma insieme a lui, e Lino Musella, perfettamente calato nel ruolo del camorrista delirante. La costruzione del racconto - notabile già dai primi due episodi che arrivano fino ai primi giorni in carcere a Roma di Tortora - è calibrata sulla volontà del regista di mostrare il proprio punto di vista, che è anche poi stato sancito come verità giurisprudenziale: la totale innocenza di Enzo Tortora.

Ciò che è immediatamente evidente da queste prime due puntate è certamente il desiderio di mostrare una storia in tutte le sue sfaccettature e specialmente nella sua ingiustizia. Lo stesso Bellocchio, infatti, ha dichiarato di come Tortora di fatto sia “morto di ingiustizia”: il celebre presentatore morì nel 1988 poco prima di compiere sessant’anni, proprio perché le sue condizioni di salute, già precarie, si aggravarono per la permanenza in carcere e per lo stress del processo e della pressione mediatica. 

Nel corso della visione - seppur parziale - della serie, appare lampante il processo di caduta di uno dei più famosi personaggi della storia della televisione italiana, che con la conduzione di Portobello aveva battuto ogni record, raggiungendo ben 26 milioni di telespettatori, che corrispondevano a circa il 47% dell’intera popolazione. E il passaggio “dalle stelle alle stalle” è stato ancora più doloroso proprio perché non solo parte del suo pubblico lo ha abbandonato reputandolo colpevole, ma anche per l'allora assordante silenzio della Rai sulla vicenda, con la quale tuttavia Tortora aveva avuto un rapporto turbolento nel corso degli anni, tanto che ne venne allontanato per ben due volte nel 1962 e nel 1969, nonostante il successo.

Un aspetto, infine, che nelle opere di Bellocchio non può mai mancare è l’approfondimento delle relazioni familiari dei suoi protagonisti e i loro conseguenti risvolti emotivi. Uno dei legami più importanti per Tortora è certamente quello con la sorella Anna, che lo segue in tutto e per tutto, anche nelle sue piccole manie, soprattutto in quelle sugli ascolti. Altro ruolo importante è quello della giovane fidanzata Francesca - interpretata da un astro nascente del cinema italiano di oggi, Romana Maggiora Vergano - che, straziata, è costretta a rimanere al di fuori della vicenda per non creare ulteriore scalpore, dato che Tortora non era ancora divorziato ma solo separato dalla moglie. Ulteriore dolore è poi quello delle figlie, che assistono sgomente alle immagini del padre da quello stesso schermo che ne aveva sancito la consacrazione.

Come per le altre opere seriali proposte alla Mostra, sarebbe stato bello poter visionare tutte le puntate di Portobello… Ma il marketing vuole la sua parte e, dunque, quale migliore modo per far sottoscrivere l’ennesimo abbonamento che far vedere a un festival solo i primi due episodi della serie con cui inaugurerai la tua nuova piattaforma di streaming? Warner Bros. Discovery ha fatto questa scommessa per lanciare MAX in Italia nel 2026. E anche se noi sappiamo già come va a finire la storia di Enzo Tortora, vogliamo finire di vederla attraverso lo sguardo di Marco Bellocchio.

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