La vita straordinaria di Ibelin: disabilità e identità digitale ai tempi di World of Warcraft

Fate can decide

I can ignore

Tame Impala, Reality in Motion

Un ristretto pubblico addomesticato, accomodatosi sul morbido velluto delle poltroncine nella sala allestita dai dipendenti dell’Ufficio Centrale per Ausili di Oslo, abituatosi all’idea di trascorrere un’oretta o forse due in sua compagnia, ascolta le parole istituzionali di un immobile docente dal tono monocorde, nel tentativo di assimilarne i concetti essenziali. La materia alla quale è dedicata la conferenza di giornata è una rara malattia degenerativa: la distrofia muscolare di Duchenne. La sua origine risiede nella completa assenza, oppure scomparsa, di una proteina, la distrofina, fondamentale nel permettere all’intera impalcatura dei nostri muscoli di formarsi e progredire nel corso del tempo. Di norma, i primi segni clinici di debolezza insorgono durante i primi anni d’età del bambino. Per quante lacrime avesse già versato la madre, colpevolizzandosi per esserne stata la portatrice sana, il ragazzo mostrato nel video alle spalle del relatore non costituisce un’eccezione alla regola. Affondando, mossi i primissimi passi, in un profondo abisso. Da piccolo, cascando ripetutamente sul pavimento, è stato triste e arrabbiato come tantissimi altri, ma ancor più triste e arrabbiato osservando l’indipendenza dei suoi giochi fluttuanti, liberi di spargere impunemente il terrore nel suo minuscolo spazio. Questo bimbo, nel frattempo cresciuto con la medesima velocità con cui la vita lo avrebbe destinato alla morte, si chiama Mats Steen, primogenito di Robert e Trude. Amorevoli genitori, eppure completamente all’oscuro della fervida determinazione del figlio che, per quanto sofferente, ha registrato il video in autonomia, inviandolo a chi di dovere al fine di offrire un barlume di speranza a coloro che versassero in simili condizioni. Non solo. Vivere nell’autocommiserazione non è da Mats. Infatti, seguendo – seppur inconsapevolmente, nonostante migliaia di chilometri di distanza – l’esempio di Jean-Dominique Bauby, caporedattore della rivista Elle colpito dalla sindrome locked-in in grado di scrivere, controllando unicamente la palpebra sinistra, il romanzo autobiografico Lo scafandro e la farfalla, trasposto magistralmente sul grande schermo dal regista Julian Schnabel, Mats può sorprendere un’ultima volta la sua famiglia. Pur compiendosi l’inevitabile – la morte di Mats giungerà nel sonno, nel novembre 2014 –, la famiglia Steen scoprirà, sommersa da sincere quanto impreviste manifestazioni di affetto trasmesse a mezzo mail, la seconda, incredibilmente possente identità di Mats. Esponente di spicco della Gilda Starlight – oggigiorno attuale membro ufficiale di una gremita community tuttora operativa –, all’interno del videogioco di culto World of Warcraft. Il suo nome in codice è Ibelin Redmoore. Investigatore privato, al tuo servizio, il suo mestiere. Così nasce La vita straordinaria di Ibelin, l’ultimo documentario del norvegese Benjamin Ree (The Painter and the Thief). 

Disponibile su Netflix, dopo il successo e i riconoscimenti ottenuti al Sundance Film Festival, oltre che menzionato dall’Academy nella shortlist dei migliori 15 documentari del 2024 – senza, tuttavia, ottenere la candidatura, considerata la presenza di opere quali No Other Land, Soundtrack to a Coup d’Etat e Sugarcane, a loro volta ora reperibili su ulteriori piattaforme (Mubi, IWonderfull e Disney+). Tratta sia dagli scritti di Mats Steen, riuniti nel blog Musings of Life (Riflessioni sulla vita), interpretati appositamente da un attore con una voce che rievoca quella di Mats, sia dallo sterminato archivio di quarantaduemila pagine in cui sono memorizzati non soltanto dialoghi di giochi e discussioni sul forum della community, ma anche i sentimenti e le azioni di Ibelin, la pellicola è una commovente ricostruzione della vita di Mats lungo le strade e i paesaggi offerti dalla mite Azeroth, principale ambientazione di Warcraft. Chi era davvero Mats “Ibelin” Steen? In diverse occasioni, Robert e Trude, ripercorrendo affranti tutte le opportunità precluse al figlio – dolore altresì condiviso dalla sorella Mia, quando ricorderà, tra il rimpianto e l’imbarazzo, il pesante compito di dover sfruttare ogni possibilità sottratta al fratello – s’incagliano sulla seguente constatazione. L’atroce certezza che Mats, ritenuto afflitto da una timidezza insuperabile, non avrebbe mai sperimentato l’innamoramento né l’amicizia. Ma, ricco di risorse, Mats saprà gradualmente smentire chiunque avesse pensato di poterlo ridurre al semplice, impotente e disarticolato spettatore della festa data in occasione del matrimonio dello zio, nelle ultime settimane che ne precedettero la morte. Così, incontreremo Lisette, in arte Rumour, vivace e misteriosa ragazza olandese abbracciata al suo alter ego nel “disegno che gli stava a cuore” riaffiorato nei racconti del padre. Così, Mats, libero di correre a perdifiato attraverso la maestosa Foresta di Elwynn, nei migliori momenti, o di meditare inoltrandosi tra le candide e gelide sommità della dimora delle nevi in quelli di maggior tensione, riuscirà a stringere alcune splendide e durature amicizie. Tra le quali, è necessario citare il legame nato dalla conoscenza di Reike, madre danese inizialmente incapace di avvicinarsi al figlio Mikkel, sempre più stretto dagli artigli della solitudine e della depressione, salvo poi ritrovarlo dopo aver ascoltato i suggerimenti dell’abile investigatore Ibelin. Il quale intuisce immediatamente la possibilità di una riconciliazione intavolando un colloquio decisivo online, sfruttando gli stessi territori del gioco. Senza trascurare il ruolo paternamente ricoperto da Nomine, Guild Master di Starlight – all’anagrafe Kai Simon Fredriksen, cittadino di Oslo come Mats, a sua volta scomparso prematuramente a inizio 2025. Una figura altrettanto importante nel percorso di crescita di Mats, prima invitandolo ad abbandonare l’orgoglio con cui nascose ai membri di Starlight le sue reali condizioni di salute, a chiedere poi scusa a quanti fossero stati feriti dalle sue risposte, non sempre lusinghiere. Passando per il ricordo offerto dagli altri componenti, quali Rikke/Etaine e Christian/Stoen, che non tardano a ringraziare Ibelin per esser stato al loro fianco nel momento del bisogno. Perché non serve chissà quale sforzo per esordire con una domanda tanto superficiale quanto stratificata quale “Come stai?” Perché non è difficile entrare nelle vite degli altri, facendo sostanzialmente la differenza, se si segue ciecamente il proprio cuore, la materia che giustifica la permanenza e sopravvivenza della nostra anima.

La vita straordinaria di Ibelin, pur albergandovi le premesse del tragico epilogo, si rivela un’indimenticabile esperienza, in termini di visione, creazione e padronanza artistica. Oltre a risultare un’elettrizzante descrizione dell’invisibile, ma indefessa capacità dell’essere umano di riemergere dalle soffocanti spire della sua estinzione. Al pari di Jean-Dominique Bauby, incallito seduttore e sciatore provetto che dichiarava dalle sue alture predilette “Questo sono io!”, anche la vita di Mats Steen è stata fragile e bellissima come un sogno. Sarà pur svanita, ma si potrà ricordarla, concedendole l’opportunità di ispirarci all’infinito.

Avanti
Avanti

Nonnas: la ricetta del ricordo, servita tiepida