Fear Street: Prom Queen – Omicidi, tensione e nostalgia anni ’80 nella saga di R.L. Stine

Dopo circa tre anni di attesa facciamo ritorno nell’agghiacciante Shadyside “la città con più omicidi di tutti gli Stati Uniti d’America”. Così recita, infatti, il voice over che dà avvio a questo quarto film della saga Fear Street, creatura seconda partorita dalla penna sanguinante di R.L. Stine, un progetto letterario incominciato addirittura prima di Piccoli Brividi nel 1989, ma più efferato e dedicato a teenagers voraci di accoltellamenti e temibili killer con affilate armi da taglio. Rispetto alla trilogia iniziale che come un temporale estivo ha sconvolto l’estate del 2021 delle programmazioni Netflix (Fear Street: Part I - 1994; Fear Street: Part II - 1978 e Fear Street: Part III - 1666) e su cui si appoggiava un filo tematico interconnesso, questo quarto capitolo a sé, sposa un altro periodo dal ricco immaginario orrorifico, ovvero gli anni Ottanta e, tra atmosfere alla Nightmare e Carrie di kinghiana memoria, ci ritroviamo in un’operazione nostalgia ben riuscita senza alcuna pretesa, che fa dell’adrenalina e della tensione il suo punto di forza. D’altronde R.L. Stine ha sempre ribadito che l’obiettivo di ogni suo libro, che sia un qualsivoglia titolo di Piccoli Brividi o Fear Street, non è mai stato quello di mandare un messaggio, ma è solo un “corri, più forte che puoi!”.

Senza svelare troppo della trama, il tutto ruota attorno al Ballo studentesco di fine anno, il Prom, appunto, e alle sue aspiranti reginette che una dopo l’altra verranno brutalmente sezionate. Tra gelosie, ritorsioni e una ottima final girl, Lori Granger (interpretata da India Fowler) con una spalla altrettanto efficace (la nerd dell’horro Megan Rogers, interpretata da Suzanna Son), due outsiders malviste dai luccichii e lustrini dalle agognanti reginette più in vista della scuola, farà capolino nei corridoi, negli anfratti e nella classica palestra adibita a sala da ballo della Shadyside High School, il villain di turno. Dotato di un costume efficacissimo e armato delle più svariate strategie per brutalizzare le sue vittime, l’assassino richiama alla memoria i characters canonici dello slasher come Freddy Krueger, Ghostface, Michael Myers, Jason Voorhees. Come per ogni slasher d’epoca che si rispetti, le candidate reginette per i loro atteggiamenti peccaminosi o non virtuosi verranno punite...a morte. Tutto funziona alla grande e Fear Street: Prom Queen diverte secondo i limiti di un genere che ha fatto scuola e ha fatto “sanguinare” migliaia di spettatori e spettatrici. Come dicevo poc’anzi, questo quarto capitolo è tutto adrenalina, corse, e ferite da taglio, e anche il finale rispecchia perfettamente questo indirizzo, per arrivare ad una forma, forse, di rilassamento dal male che può colpire ovunque e in qualsiasi momento, ad ogni inquadratura.

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